HarmonyOS 2

HarmonyOS 2

Harmony (conosciuto come Hongmeng in cinese, nome mitologico che ricorda il caos primordiale) è un sistema operativo che Huawei ha cominciato a sviluppare nel 2012. L’idea nasce da un gruppo ristretto di top executive guidati dal fondatore per diminuire la dipendenza da Android, che avrebbe potuto rendere l’azienda cinese vulnerabile di fronte ad un futuro bando da parte degli Usa.

Un bando che poi di fatto si è concretizzato a maggio dello scorso anno, quando i nuovi modelli di Huawei hanno perso l’accesso ai servizi di Google sulla versione ufficiale di Android.

HarmonyOS è un progetto nato quindi ben prima del ban di Donald Trump e che fa parte di un disegno molto più ampio, con obiettivi che partendo dagli  smartphone si estendono al mondo dell’IoT con le auto connesse e mille altri dispositivi, perfino gli spazzolini elettrici.

Secondo Huawei, HarmonyOS è un sistema operativo originale, non derivato da Android e di tipo “micro-kernel“, cioè formato da tanti piccoli moduli indipendenti tra loro al fine di aumentare le prestazioni e la sicurezza dei dispositivi con questo OS.

Con la nuova release del sistema operativo (HarmonyOS 2) la Huawei lancia quindi il suo attacco per consacrarsi come alternativa possibile ad Android, puntando dritta all’obiettivo di acquisire diversi punti percentuale sul mercato globale dei sistemi operativi installati su smartphone.

Il fatto che esteticamente la beta di HarmonyOS 2 sia quasi indistinguibile da Android sarebbe invece dovuto al fatto che Huawei implementa, anche sul suo sistema operativo “proprietario“, l’interfaccia utente EMUI che da anni usa sugli smartphone Android.

Android e iOS si basano su kernel monolitici, il che significa che tutto il necessario per eseguire il sistema esiste all’interno del kernel.

Harmony, invece, è un sistema operativo basato su microkernel progettato per essere utilizzato su tutti i dispositivi Huawei. Piuttosto che avere tutto nello stesso posto, un microkernel è più modulare. E’ un po’ simile ai Lego: il sistema può essere suddiviso in componenti più piccoli e ricomposto per supportare dispositivi futuri e abilitare funzionalità specifiche.

In poche parole, i microkernel sono più leggeri perché eseguono solo operazioni di base su un dispositivo. Tutto il resto è lasciato ad altre parti del sistema, in esecuzione come processi esterni al kernel. Ciò significa che i microkernel sono più adattabili: gli sviluppatori non hanno bisogno di personalizzarli per ogni nuovo dispositivo.

In ogni caso, Huawei ha puntato molto sulla realizzazione di un ecosistema con HarmonyOS 2. Infatti, l’azienda ha svelato diverse interazioni tra i vari prodotti. Ad esempio, c’è un nuovo pannello di controllo multi-dispositivo che permette di accedere a svariate funzionalità. Si punta molto sull’azione del trascinamento e ovviamente sulla semplicità d’uso: ad esempio, basta trascinare l’icona dello smart screen sull’icona del telefono per vedere un film su uno schermo più ampio, nonché trascinare l’icona degli auricolari su quella dello smartphone per ascoltare l’audio tramite FreeBuds 4.

Huawei ha anche un nome per tutto questo: Super Device Experience. 

Tra le possibilità offerte da quest’ultima, troviamo il Multi-device Task Center di HarmonyOS 2. In parole povere, le app possono funzionare su diversi dispositivi senza che siano installate singolarmente su ognuno di essi. Niente più duplicati, dunque. Tra l’altro, i modelli che fanno parte di questo ecosistema possono anche visualizzare e gestire le attività in esecuzione sugli altri dispositivi, consentendo quindi l’immediato passaggio da smartphone a tablet giusto per fare un esempio.

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